1° MAGGIO 2020 della CISAL: “RIPARTIAMO DAL LAVORO”

La CISAL Basilicata, il Segretario Regionale Nicola Dabbene, si uniscono alla celebreazione della Festa dei Lavoratori del 1° maggio, con l’augurio che chi cerca lavoro possa presto entrare a far partedei festeggiati perchè il lavoro è uno dei diritti fondamentali su cui si basa la nostra Repubblica.
Condividiamo il messaggio del Segretario Generale Francesco Cavallaro.
 
Dall’emergenza Coronavirus ai necessari investimenti per un lavoro sicuro e di qualità.
 
Ecco il messaggio del Segretario Generale nel giorno in cui si celebra la festa dei lavoratori:
 
“Prima l’emergenza sanitaria. Poi quella economica. Il Coronavirus ha cambiato la nostra esistenza. La nostra vita. Inutile girarci attorno. Nulla sarà come prima. Non lo sarà per tutte quelle famiglie che hanno subito perdite umane. Nulla sarà come prima per chi in questa emergenza è stato ed è in prima fila. Penso ai medici, agli operatori sanitari, ai volontari, agli uomini della Protezione Civile ai quali non finiremo mai di dire GRAZIE. Un grazie che, insieme a tutti voi, tutte le Federazioni, le strutture nazionali e territoriali, abbiamo voluto concretizzare con una raccolta fondi e numerose altre iniziative che ci hanno permesso di dare, ancora una volta, il nostro piccolo contributo, uniti, per un nobile obiettivo. Nulla sarà come prima anche per il mondo del lavoro, i lavoratori. Quelli che hanno continuato a garantire il proprio supporto, rischiando ogni giorno il contagio per sé e per le loro famiglie, quelli che hanno visto calare il proprio reddito a causa dell’attuale situazione. Nulla sarà come prima e non può esserlo a maggior ragione nel giorno in cui si dovrebbe festeggiare il lavoro. Come potrebbe esserlo? L’emergenza che stiamo vivendo ha creato oltre 1 milione di nuovi poveri. E chissà quanti altri ne creerà. Si tratta di persone che hanno bisogno di aiuto anche solo per poter mangiare regolarmente. Tra questi ci sono soprattutto coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, lavoratori in nero che non ricevono sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi, ma anche impiegati a tempo determinato o con attività saltuarie e/o stagionali. Penso alle tante famiglie abbandonate a sé stesse tra congedi parentali e “bonus baby sitter” su cui fare affidamento, ma con tante domande a cui nessuno ha fornito una risposta e in cui le vittime sacrificali continuano ad essere le donne, già prima dell’emergenza sempre più costrette a scegliere se lavorare o fare le mamme. Penso agli operatori del turismo, della ristorazione, della cura della persona, al mondo della cooperazione e del terzo settore, a tutta la filiera dell’agricoltura e del settore zootecnico, alle ditte che organizzano eventi, al comparto della cultura, alle piccole e medie imprese. Lo Stato ha provato a dare delle risposte. Giuste o sbagliate sarà il tempo a dirlo. Di sicuro ha agito in ritardo. Dalla presa di coscienza della pandemia al lock-down. Dai protocolli di sicurezza alle azioni economiche a sostegno di chi è stato più colpito. Dalla cassa integrazione attivata a singhiozzo, al bonus di 600 euro stanziato in maniera confusa solo due mesi dopo l’inizio dell’emergenza. E poi i prestiti alle aziende difficili da richiedere (e comunque sempre dei prestiti), così come le misure europee che, al di là della modalità, non vedremo se non tra diversi mesi. Lo abbiamo detto in tutte le sedi. Ribadito. Senza giri di parole. Con l’autonomia e libertà che ci contraddistingue da sempre. Forse per questo hanno tentato di metterci, seppur non riuscendoci, all’angolo, venendo meno ai dettami costituzionali. Ma oggi non vogliamo parlare di noi ma di tutti quei lavoratori che hanno contribuito e stanno contribuendo, con alto senso di responsabilità e di dovere, a far andare avanti il Paese, consentendo ai cittadini tutti, alle persone di sperare nel futuro. Nessuno escluso: forze dell’ordine, operatori della sanità pubblica e privata, dei trasporti, delle aziende che producono e che erogano servizi indispensabili, che si adoperano per far avere ai cittadini i sussidi disposti dallo Stato, che offrono servizi di assistenza nei Caf e nei patronati, lavoratori ed imprenditori della filiera alimentare, coloro che operano nella grande e piccola distribuzione per non far mancare i generi di prima necessità a nessuno…e tanti tanti altri ancora. In questo momento difficilissimo i lavoratori hanno fatto e stanno facendo, a caro prezzo, il loro dovere e ciò non può e non deve essere sprecato. L’Italia dovrà ripartire e dovrà farlo quindi dal LAVORO e dai LAVORATORI, con massicci investimenti pubblici nelle opere che da tempo occorreva fare e che ora più che mai devono essere fatte, ampliando l’occupazione, riassorbendo tutti coloro che il lavoro lo hanno perso. Non sono più ammissibili i tempi biblici ed i vari lacci e lacciuoli che fino ad ora hanno impedito il dispiegamento di iniziative fondamentali: snellimento della macchina burocratica, riforma fiscale, salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, taglio netto agli sperperi della politica. Ecco perché nel ricordare il primo concetto espresso nella Costituzione Italiana: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro” oggi non festeggiamo ma vogliamo immaginare una ripartenza. Al centro della quale ci sono e devono esserci il lavoro ed i lavoratori. Appunto. Viva l’Italia!”